Radici e ali
di Filomena Armillotta
Un benvenuto ai nostri ragazzi e ai loro genitori da parte del Dirigente, dei docenti e di tutta la Scuola!
Siamo felici di avervi con noi per iniziare un’avventura che si prospetta sensazionale! Spero che voi siate altrettanto felici. So già che state pensando che è impossibile essere felici quando si viene a scuola. Io dico, invece, che è possibilissimo. Cinque ore al giorno, tutti i giorni, insieme a tanti amici, alcuni dei quali lo diventeranno “per la pelle” e non ve ne separerete più… Adulti che si occupano di voi, di ognuno di voi, ritenendovi fondamentali per costruire il futuro di tutti! E questi adulti si dedicano a voi per fabbricare insieme le ali che vi permetteranno di andar via… Ali che non dovranno sciogliersi come quelle di Icaro, ma rimanere ben salde nelle turbolenze della vita. Ali per essere liberi verso la piena autonomia personale, ma anche verso l’incontro e il confronto con gli altri, per costruire e sostenere sempre i vostri pensieri.
Si può essere infelici in un luogo in cui si fabbricano ali?
Vi dirò di più, e sembrerà una contraddizione: qui si rafforzano e si piantano radici. Eh sì, radici per trarre l’energia necessaria a vivere, crescere, ad essere forti, stabili, integrati. Radici ed ali: di questo avete bisogno. Vi faccio un esempio: Ulisse. Vola per terre lontane, solca mari sconosciuti, conosce genti diverse e strane, ma quando Calipso, la dea bellissima dell’isola di Ogigia, gli vuole donare l’amore e la bellezza, la vita per sempre… cosa fa? Rifiuta. E sapete perché? Perché ha le radici ed ha bisogno di ritornare ad esse. Lo richiamano indietro: dalla lontananza, dalla stranezza, dalla perdita di sé. Ha bisogno di ritornare ad Itaca per continuare a vivere. Non sarebbe Ulisse se non si fosse profondamente costruito e conservato in quelle radici.
Mi chiederete: come si fa a piantare radici e costruire ali? Il lavoro lo avete iniziato da tempo, a scuola e in famiglia, ma questo è il momento-clou, la “Spannung”, come lo definiamo nell’analisi del testo, il momento di massima tensione. Esso ha bisogno di una forte carica. Questa carica è la passione. Cari ragazzi, non basta vivere, si deve cercare la passione della propria vita, la verità attraverso la passione della verità. Non ci basta vedervi fare, vogliamo vedervi appassionati a ciò che fate, a ciò che dite, a ciò che vedete.
Qui, in questo Liceo, dovete cercare la passione della vostra vita. Simone de Beauvoir, scrittrice, filosofa, afferma che la passione negli studi è altrettanto necessaria quanto lo è la respirazione per i corridori. Là dove essa manca, non ci saranno studenti ma “caricature” di studenti che, alla fine del loro apprendistato, non avranno imparato neppure un mestiere.
Paradossalmente (questo lo dice un altro importante e divertente scrittore francese, Daniel Pennac), siccome non si può vivere senza passione, in mancanza di meglio, molti alunni sviluppano la passione “del fallimento”. Entrano in classe come “cipolle”; strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, tutto accumulato su un substrato di “passato disonorevole”, di “presente minaccioso”, di “futuro precluso”. Eccoli arrivare “con il corpo in divenire”e “la famiglia nello zaino”. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e “pelato la cipolla”.
Tante volte, però, basta un professore, anche uno solo, per “salvarvi da voi stessi” e costringervi al salto di qualità che vi liberi dalla noia e dalla prostrazione.
E sapete qual è la nostra, di passione? La nostra passione siete voi. Altrimenti cosa faremmo qui? Staremmo in un ospedale a curare i malati, sulla strada a costruire un ponte, in un tribunale a giudicare i ladri. Ma che voi siate la nostra passione lo si evince anche da un altro aspetto. Ciò che sappiamo fare è più importante di ciò che sappiamo e questo lo abbiamo imparato da voi. Soprattutto voi, nostri piccoli alunni del Biennio, ognuno di voi contribuisce a formare il nostro bagaglio di competenze. Non lo fate con paroloni altisonanti e strane strategie, ma ci guidate semplicemente verso la strategia da adottare volta per volta, che arrivi infine a voi, nella vostra unicità.
Alla passione si arriva, però, soltanto attraverso la ”bellezza”. Ecco l’ultima parola-chiave: bellezza. La bellezza, qui al Liceo, è ovunque vi giriate. Vi è una grande bellezza in queste aule, tra questi banchi, perché qui alberga il Sapere. Qui vive ed aleggia lo spirito di G. Galilei che dice che l’Universo è un libro scritto in caratteri matematici, ma anche che la bellezza dei numeri e della scienza va comunicata e divulgata attraverso la lingua e che essa è, quindi, strumento altrettanto importante nel rapporto tra uomo e mondo.
Per queste aule continua ad aggirarsi Dante Alighieri che si accompagna ad una donna gentile e decorosa, talmente bella da sembrare un miracolo; qui Romeo e Giulietta cantano il loro amore eterno; qui le cattedrali romaniche e gotiche esprimono ancora la loro ineffabile bellezza e Socrate ci mostra la dignità dell’uomo attraverso il pensiero. Qui gli uomini di tutte le epoche raccontano la loro storia e la Fisica ci dice che siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le stelle… Qui il passato e il presente s’incontrano e vi è ancora posto per le lingue classiche, perché la lingua è pensiero e lo è ancor di più quando diveniamo consapevoli di ciò che diciamo.
Tutto questo è qui, a vostra disposizione. Afferratelo, non lasciatelo andare, è un’opportunità irripetibile!
E quando le vostre ali luccicanti, nuove di zecca, vi avranno portato via, qui rimarrà per sempre anche un po’ della vostra bellezza…